Ciò non s'estende per avventura soltanto al saper vivere, alla scelta dei mezzi e al giudizio se un dato scopo convenga alla mia propria volontà, ma anche al dominio etico in senso vero e proprio. Posso per esempio aver agito con più egoismo di quanto sia conforme al mio carattere, fuorviato da esagerate rappresentazioni della necessità in cui mi trovavo, o anche dall'astuzia, falsità, malvagità altrui, o anche dalla mia precipitazione; ovvero mancanza di riflessione; determinato da motivi non già chiaramente conosciuti in abstracto, ma semplicemente intuiti, sotto l'influenza del presente e della commozione che ne risultò: così forte, che a dir vero non possedevo più l'uso della mia ragione. In questo caso, il ritorno della riflessione non è se non rettificata conoscenza, dalla quale può sorgere rimorso, che poi si manifesta ognora nel rimediare al mal fatto, fin dove sia possibile. Va tuttavia osservato, che per illuder noi stessi ci predisponiamo apparenti precipitazioni, le quali in realtà sono atti meditati in segreto. Perché nessuno inganniamo e lusinghiamo con sì fini artificii quali usiamo per noi medesimi. Può darsi anche il caso opposto: un eccesso di fiducia verso altri, o ignoranza del valore relativo da attribuire ai diversi beni della vita, o un qualsiasi dogma astratto, al quale io cessi poi di prestar fede, possono avermi indotto ad agire con meno egoismo di quanto il mio carattere richieda; preparandomi così rimorso d'altra natura. Sempre è adunque il rimorso rettificata conoscenza del rapporto tra l'azione e il vero e proprio intento.
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