Pagina (200/368)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma altro è il caso dell'uomo: e, pur essendo ognora il medesimo, non sempre tuttavia comprende se stesso, bensì sovente si misconosce, fin quando non abbia in un certo grado acquistata la vera e propria conoscenza di sé. Il carattere empirico è, come semplice istinto naturale, in sé irragionevole: anzi, le sue manifestazioni vengono per di più dalla ragione turbate; e maggiormente turbate, per quanta maggior riflessione e forza di pensiero ha l'uomo. Imperocché queste gli tengono ognora davanti ciò che all'uomo in genere, in quanto carattere della specie, s'appartiene, e sì nel volere, sì nell'oprare è a lui possibile. In tal modo gli è resa più difficile la comprensione di quel che veramente egli vuole e può per effetto della individualità propria. Trova in sé le disposizioni per tutte, siano pur diverse, le umane tendenze e forze; ma il vario grado di quelle nella sua individualità non gli si fa chiaro senza esperienza; e quand'egli invero ha dato opera a soddisfar le aspirazioni, che sole al suo carattere sembrano conformi, sente tuttavia, soprattutto in qualche momento e in talune disposizioni, la spinta verso aspirazioni addirittura opposte e inconciliabili con le prime; e quelle, se le prime vuol seguire indisturbato, devono essere soffocate appieno. Poiché, come il nostro fisico andare sulla terra è sempre una linea, e giammai una superficie, così dobbiamo nella vita, quando afferriamo qualcosa e vogliamo possederla, innumerevoli altre lasciarne, rinunziandovi, a destra e sinistra.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368