Pagina (226/368)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Invece l'appagamento e il piacere non li possiamo conoscere che mediatamente, per ricordar la passata sofferenza e privazione, venuta meno all'apparire di quelli. Da ciò proviene, che dei beni e vantaggi, che possediamo in effetti, non siamo punto ben persuasi, né li apprezziamo, bensì ci sembra naturale l'averli; che essi ci letiziano solo indirettamente, con l'impedir sofferenze. Bisogna averli perduti, per sentirne il pregio: perché il bisogno, la privazione, il soffrire è la sensazione positiva, che si manifesta direttamente. Perciò anche ci rallegra il ricordo di angustia, malattia, bisogni superati, che tal ricordo è l'unico mezzo per godere dei beni presenti. Nemmeno è da negare, che sotto questo rispetto e dal punto di vista dell'egoismo, il quale è la forma della volontà di vivere, lo spettacolo o la descrizione di mali altrui ci dà soddisfazione e piacere appunto per quella via, secondo esprime in bel modo e sincero Lucrezio, al principio del secondo libro:
      Soave, mari magno, turbantibus æquora ventis,
      E terra magnum alterius spectare laborem:
      Non, quia vexari quemquam est jucunda voluptas;
      Sed, quibus ipse malis careas, quia cernere suave est.
      Tuttavia ci si mostrerà in seguito, che questa maniera di gioia, proveniente da siffatta mediata conoscenza del nostro benessere, sta molto vicina alla sorgente della vera e propria malvagità positiva.
      Che ogni felicità sia di natura soltanto negativa, e non positiva; che non possa quindi esser mai durevole appagamento o letificazione, ma sia sempre nient'altro che liberazione da un dolore o bisogno, al quale o un nuovo dolore oppur languore, vuota nostalgia e noia deve seguire; è provato anche in quel fedele specchio dell'essenza del mondo e della vita, che è l'arte, e soprattutto nella poesia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





Lucrezio