Demoni, Dei e santi si crea l'uomo a propria immagine; a essi devono incessantemente venire tributati sacrifizi, preci, adornamento di templi, voti e conseguenti offerte, pellegrinaggi, saluti, addobbo delle loro immagini, etc. Il loro culto s'intreccia dappertutto con la realtà, anzi l'oscura: ogni avvenimento della vita vien preso allora come un effetto dell'azione di quegli esseri: i rapporti con loro riempiono metà della vita, alimentano diuturnamente la speranza e diventano spesso, pel fascino dell'illusione, più interessanti dei rapporti con la vita reale. Sono l'espressione e il sintomo del doppio bisogno, che spinge l'uomo da una parte verso aiuto e sostegno, dall'altra verso occupazione e passatempo: e quand'anche operino spesso all'opposto contro il primo di codesti bisogni, facendo sì che, in caso di sventure e pericoli, vengano e tempo prezioso e forze non già usati a difendersene, bensì vanamente sciupati in preghiere e sacrifizi, appunto per questo servono ancor meglio al secondo bisogno, mediante quella fantastica comunicazione con un sognato mondo di spiriti. E questo è il frutto, tutt'altro che disprezzabile, d'ogni superstizione.
§ 59.
Siamo ormai persuasi a priori, per le generalissime considerazioni fatte, per avere investigato i primi fondamenti elementari della vita umana, che questa già per sua generica disposizione è incapace d'ogni vera felicità, anzi è essenzialmente un dolore in molteplici forme, e uno stato al tutto infelice. Potremmo adesso suscitare questa persuasione molto più vivacemente in noi, se, procedendo più a posteriori, venissimo a esaminare casi meglio determinati, presentassimo immagini alla fantasia, e volessimo con esempi raffigurare il martirio senza nome, che esperienza e storia ci offrono, da qualunque parte si guardi, e sotto qualsivoglia aspetto s'investighi.
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