L'affermazione della volontà è il volere stesso permanente, non turbato da nessuna conoscenza, qual suol riempire la vita dell'uomo in generale. Essendo già il corpo dell'uomo l'oggettità della volontà, quale questa appare in un dato grado e in un dato individuo; così il suo volere svolgentesi nel tempo è quasi la parafrasi del corpo, il commento che illustra il senso del tutto e delle sue parti; è un altro modo di presentarsi della stessa cosa in sé, di cui è già fenomeno anche il corpo. Potremmo quindi, invece che affermazione della volontà, dire affermazione del corpo. Il tema fondamentale di tutti gli svariati atti di volontà è il soddisfacimento dei bisogni, che dall'esistenza corporale nella sua salute sono inseparabili, e già nel corpo hanno la loro espressione e si riducono alla conservazione dell'individuo, alla continuazione della specie. Ma mediatamente, per questo mezzo, i più molteplici motivi acquistano impero sulla volontà, e producono i più diversi atti di volontà. Ognuno di questi è solo un saggio, un esempio, della volontà generica qui manifestantesi: di qual natura sia tal saggio, qual parvenza abbia il motivo e quale comunichi ad esso, non è distinzione essenziale; essenziale è soltanto, che alcunché si voglia, e l'intensità del volere. La volontà può diventar visibile solo in relazione coi motivi, come l'occhio soltanto nella luce mostra la sua forza visiva. Il motivo sta davanti alla volontà come un multiforme Proteo: promette ognora piena soddisfazione, estinzione della sete della volontà; ma una volta raggiunto, eccolo tosto riapparire in altra forma, ed in essa eccitar daccapo la volontà, sempre secondo il grado di vivezza che questa possiede, e la sua relazione con la conoscenza; grado e relazione, che appunto mediante codesti saggi ed esempii diventano palesi come carattere empirico.
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Proteo
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