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      L'istinto sessuale si conferma essere la risoluta, la più forte affermazione della vita, anche pel fatto che per l'uomo naturale, come per l'animale, esso è il fine ultimo, il supremo scopo della vita sua. Sua prima aspirazione è conservar se stesso: e non appena v'ha provveduto, non tende più ad altro che alla continuazione della specie: più in là di questo non può, in quanto semplice essere naturale, aspirare. Anche la natura, la cui essenza intima è appunto la volontà di vivere, trascina con ogni sua possa l'uomo, come l'animale, alla continuazione della specie. Ella ha con ciò raggiunto lo scopo, a cui l'individuo poteva servirle, ed è oramai affatto indifferente al suo perire; che a lei, come alla volontà di vivere, soltanto la conservazione della specie importa, e l'individuo è un nulla. Poiché nell'istinto sessuale l'intima essenza della natura, la volontà di vivere, nel modo più forte si palesa, dissero gli antichi poeti e filosofi – Esiodo e Parmenide – con molto senso, che Eros è il Primo, il Creatore, il Principio, dal quale ebbero origine tutte le cose. (Si vegga Arist. Metaph., i, 4). Ferecide ha detto: ??? ????? ????????????? ??? ???, ???????? ??????????? (Jovem, cum mundum fabricare vellet, in cupidinem sese transformasse). Proclus ad Plat. Tim. 1. III. Un'estesa trattazione di questo soggetto abbiamo avuta di recente da G. F. Schoemann, De cupidine cosmogonica, 1852. Anche la Maja degl'Indiani, della quale è opera e tessuto l'intero mondo apparente, viene parafrasata con la parola amor.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





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