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      Ogni individuo conoscente è adunque in verità, e si riconosce per tale, tutta intera la volontà di vivere, ovvero l'in-sé del mondo medesimo; ed è anche la condizione integrante del mondo quale rappresentazione. È per conseguenza un microcosmo, che s'ha da valutare egualmente come il macrocosmo. La natura stessa, sempre e ovunque veritiera, fin dall'origine e all'infuori d'ogni riflessione gli fa semplicemente e direttamente sicura tale conoscenza. Ora, con entrambe le necessarie determinazioni surriferite si spiega come ogni individuo, per quanto infinitamente piccolo nello sterminato mondo e quasi evanescente nel nulla, si faccia nondimeno centro dell'universo, la propria esistenza e il proprio benessere consideri innanzi a ogni altra cosa, anzi, dal punto di vista naturale, ogni altra cosa sia pronto a sacrificare a codesta esistenza; pronto a distruggere il mondo, sol per conservare un po' più a lungo il suo proprio io, che è appena una goccia nel mare. Tale disposizione è l'egoismo, proprio d'ogni cosa nella natura. Ma esso è pure la via, per cui l'interno contrasto della volontà con se medesima perviene alla più terribile manifestazione. Imperocché questo egoismo si fonda per essenza sul riferito antagonismo tra microcosmo e macrocosmo: cioè sul fatto che l'oggettivazione della volontà ha per forma il principium individuationis, sì che la volontà in egual modo si riflette in numero infinito d'individui; intera e compiuta sotto i due aspetti (volontà e rappresentazione) in ciascuno di essi.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368