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      Mentre adunque ogni individuo è dato a se medesimo, direttamente, come tutta quanta la volontà e tutta quanta la capacità rappresentativa, i rimanenti individui gli son dati sol come rappresentazioni sue; perciò importa a lui il proprio essere e la propria conservazione più di tutto l'altro insieme. Alla propria morte guarda ciascuno come alla fine del mondo, e invece accoglie come una cosa abbastanza indifferente quella dei suoi conoscenti, s'egli non v'è per avventura interessato di persona. Nella conscienza salita al suo più alto grado, la conscienza umana, deve anche l'egoismo, come la conoscenza, il dolore, la gioia, aver toccato il vertice più alto, e deve nel modo più terribile palesarsi il contrasto degli individui, da esso determinato. Ciò vediamo dappertutto, nel piccolo come nel grande; ciò vediamo ora sotto l'aspetto terrificante, nella vita di grandi tiranni e uomini scellerati, e nelle guerre che devastano il mondo, ora sotto l'aspetto ridicolo, dov'è fatto tema di commedia; e in particolar modo si rivela nella presunzione e nella vanità, le quali Rochefoucault ha come nessun altro colto e rappresentato in abstracto: tale ci appare nella storia del mondo e nella nostra propria esperienza. Ma nel modo più evidente balza fuori, non appena una qualche turba di uomini sia sciolta da ogni legge e ordinamento: allora si mostra subitamente con tutta evidenza il bellum omnium contra omnes, che Hobbes, nel primo capitolo De cive, mirabilmente ha descritto. Appare, che non soltanto ciascuno cerca di rapire all'altro ciò ch'egli stesso vuol avere, ma spesso addirittura v'ha chi, per accrescere d'un trascurabile incremento il proprio benessere, tutto il bene o la vita dell'altro distrugge.


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Il mondo come volontà e rappresentazione
Tomo II
di Arthur Schopenhauer
pagine 368

   





Rochefoucault Hobbes