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      Io me ne accorgo con la guida dell'Oratore, il quale mi ricorda, che «Virtute nihil amabilius, nihilque, quod magis alliciat». E con non minor prestezza conchiudo che V. S. sarà per abbandonar la mia pratica come spiacevole, perché priva del creduto e supposto merito di virtù.
      Ma che dico? Iddio tolga via un'augurio per me cotanto sinistro, e sumministri all'incontro un'altro motivo di obbligazione al suo nobilissimo spirito, cioè quello che debbono gli scienziati di comunicare a' semplici huomini buone e sode impressioni; onde per dare alla sua potentissima attività maggior campo di scarpellare la rozza pietra del mio intendimento, l'esporrò semplicemente e liberamente, qual'essa sia. La supplico intanto di credere che io farò nel progresso di questa molte repliche alla sua dottiss. Lettera, palesando alcune mie difficultà, non per pensiero che io mi abbia di questionare con un suo pari, ma per esiggere bensì dalla sua pazienza e dottrina molti e più nobili insegnamenti.
      Io sono un'huomo di questo mondo, nudo di buone lettere, ed altro non istimo aver di buono salvo che il desiderio di non vivere a caso; e perciò mi son posto fitto nel cervello che il dubitare delle cose sia l'ottimo e l'unico mezzo per conoscerle almeno o con minor distanza o con più probabilità.
      Confesso di più di non essere a segno tale innamorato della Filosofia speculativa, che stimi di non poter godere di questo mondo senza il suo mezzo; l'amo, e la desidero, più tosto come necessaria a tutti gli huomini, per non lasciarsi ingannare da gli altri che per altro; ho per vero che colui venga giudicato miglior filosofo che abbia saputo con più garbo esprimere i suoi concetti; e che quegli che men difettuoso abbia stabilito il sistema di quanto ha chimerizzato, più durevole abbia fondato la propria scuola.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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