Sarei perciò altrettanto pazzo con evidenza se volessi credere che ivi nati fossero quei gusci, come senza dubbio d'equivoco veggo de gli stessi per tutta la riviera vomitati dal mare, che patiranno il medesimo carcere quando che loro toccherà.
Da ciò compresi, come diceva, non solamente la facilità con che possono osservarsi chiocciole nelle pietre, ma anche il come si compongano e s'ammassino (di varie qualità però, secondo le varie disposizioni de gli accidenti e de' luoghi) i sassi. Esclusi affatto l'altra opinione, come bisognosa di molta fede, perché povera di prove, non potendo a suo favore da alcuno farsi dimostrazione o testimonianza, se non per debolissime conghietture. Io intendo della opinione di coloro portata nella eruditissima Lettera di Lei, che vogliono che le pietre tutte, o almeno le miniere metalliche crescano. Veramente lo credo, ma non già perché elle divincolano dalle viscere propagini di sassoso minerale, ma per conglutinamento cagionato per mezzo d'un sale o sudore o afflato o calore o fermento (ch'io non lo so) di quel tale luogo, che lega quel limo in sasso e lo converte nella propria disposizione e natura.
Certamente poco farebbe credere che la Natura aumentasse da sé le miniere, perciocché qualche ingegno ha saputo così ben'esprimere il concetto suo, che rende scusabili gl'inciampi altrui; ma non già di coloro, che in eccesso superstiziosi delle parole d'Aristotile, non s'arrosiscono d'assegnare anche la vegetabilità nelle miche di metallo, seminate a guisa di frumento, non per altra ragione se non perché lo scrive quello nel 40. e 45. del suo libro delle cose Ammirande.
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Lettera Natura Aristotile Ammirande
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