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      Chi non sa che dalla stessa miniera si cava la materia più e meno pura, per cagione della più e meno perfezione delle vene, overo per più e meno mescolanza di terra laterale alle vene del minerale? E da ciò chi non iscuopre, che le cave pretese riempiute non furono mai d'alcuna crescenza intrinseca, ma di materia là concorsa ed aggiunta? Perciocché, se dalla parte intrinseca sgorgasse la materia, doverebbe formare e riempiere tutto lo spazio restato vacuo di minerale e non mescolato di sassi e terra, materia inutile o poco fruttuosa, perché non per anche convertita e superata dall'effluvio agente del luogo. Dirò dunque d'aver stimato molto ragionevolmente con coloro che affermano il tutto farsi per addizione di parti e con maggior facilità in quei luoghi che vi concorre la qualità del terreno, come appunto si è quello dell'Elba, ch'è di natura non dissimile alla calamita ed in conseguenza dispostissimo a maturarsi, impregnato d'un tal fermento che il ferro compone. A così stimare indotto mi sono per due osservazioni; una che persuade secondo quel, che ho detto; l'altra affatto nega ciò che altri pretende.
      La prima si è, che co' propri occhi ho considerato nelle cave dell'alume masse grandissime di tufi infettati di quell'acqua forte, o altro che si sia, le quali evidentemente mostrano ch'elle si ridurranno alla pura qualità aluminosa per conversione; perciocché ben esaminata la qualità e composizione di quelle, le ho riconosciuto dove più e dove meno maturate, e tanto in più grado immature quanto più distano laterali dal centro che diciamo miniera, dalla quale avendo tolto un tufo di competente mole ed osservatolo con accuratezza, ho compreso esser'egli un aggregato di pietre di figura e grossezza e fortezza varie, impastate con terraccio che mostra esser'egli una uguale composizione a tutto il rimanente della vicina campagna.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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Elba