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      Aggiungasi a tutto ciò l'altra osservazione promessa, che s'oppone per diritto all'opinione di coloro, che vogliono vegetante il corpo del minerale. "In collibus", scrive il Fazello(4), "huic orae imminentibus non longe a Nisa" ch'è una terra vicina alla città di Messina, "miniera est auro, et argento nobilis: ubi specus, et caveae in rupibus excisae adhuc visuntur, in quibus veteres auri, et argenti fodinas exercebant. Effoditur quoque in eisdem collibus alumen, ferrum, et porphyreticus lapis, alumen tamen in maiori copia". Io co' proprij occhi ho veduto i luoghi, che intatti con le officine antiche si conservano, e particolarmente le cave, donde il ferro s'esiggeva da gli operarij non molto tempo fa, cioè non più d'anni quaranta addietro, che pur s'abbandonarono per la penuria de' boschi nelle vicine campagne; i quali luoghi, per essere situati in maniera che vengono difesi a non riempirli, mostrano belli e freschi i colpi delle mazze. Non è cresciuta né crescerà la miniera in eterno, se altro corpo straniero non riempirà quello spazio e riceverà la qualità del luogo. Certo è che si potrebbono anche quelle miniere d'oro e d'argento metter'in pratica a' giorni nostri, perché non vi bisognerebbe altro se non che pratici operarij, se la gelosia de' padroni delle Baronie che dubitano di perdere il tutto, non impedisse i curiosi; e la scarsezza del legname non dissuadesse a molti, con l'esempio del fallimento d'altri, la fabbrica del ferro, che pure per qualche tempo sumministrò molti attratti a' bisogni delle armate del nostro Cattolico Re Signore.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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