Non meno debole, e da non farne conto, sì è l'esempio de' datteri marini, o dirli vogliamo cappe lunghe, secondo Goropio ed altri, per argomento apportato da molti, non so se mi dica curiosi investigatori, overo indiscreti calunniatori della verità che per mezzo de gli oggetti ci offerisce la Natura; perciocché potendo osservare co' proprij occhi il meato per lo quale s'introduce l'animale dentro il sasso, l'hanno trascurato, e forse ad arte, per poter esercitare ed impiegare la stravagante loro fantasia, e mostrarsi appo i creduli persone d'ingegno tanto penetrante che punto non bastò a quegli animaletti l'essersi nascosti nelle viscere d'una rocca; perché anche ne appresero le segrete maniere usate dalla Natura per generarli. E pure ogni vil pescatore ha di ciò più certa e maggior notizia di tanti bravi filosofi; posciaché essendomi più volte accaduto di farne pescare, ben mi sovviene che nel venire su col pezzo svelto dalla rocca il pescatore, prima di dividerlo, numerava la quantità de' datteri che dal sasso dovevansi esiggere. Onde io non avendo mai abbandonato la curiosità, conobbi che quello da alcuni buchi esteriori lo comprendeva, e per assicurarmene con più soddisfazione, dato di mano ad un martello e fatti in pezzi quei sassi, riconobbi il meato che alla cava dell'animale avea il fine; la qual cosa feci osservare con maraviglia ad un'ottimo ed eruditissimo huomo, che già s'accigneva alla speculazione per essere stato informato sinistramente. Molto tempo dopo, con mio piacere m'avvidi che la stessa osservazione cadde sotto l'occhio dell'accuratissimo Fabio Colonna, il quale scrive: "In Spondilorum testis observavimus externa parte, intra quamdam cavitatem vix foraminulo apparente"(24). E perciò conchiudo che l'ignoranza di questa istoria nasce o da poca ed inconsiderata lettura o da scarsa curiosità o da ostinazione.
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