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      E per ultimo dico ch'è calunnia patentissima l'opposizione fattaci, appoggiata sopra il vedere alle volte qualche conchiglia di corpo non solamente tenero ma anche tunicato, in guisa che si possano da quella distaccare molte e molte sottilissime superficie; quasi che quella figura fosse stata composta da un concorso accidentale d'una tal materia che s'abbia disteso, or con una or con un'altra superficie, per farci maravigliare d'una tanto pulita e vaga generazione semplicemente petrea. E calunnia, replico a dire, talmente cieca che non s'accorge della necessità di dover concedere perfettamente prima composto un'altro corpo di sasso, ben formato a quella foggia, sopra del quale si fossero potute applicare le tante laminette per dopo risultarne la pretesa figura. Sarebbe in vero un grande allucinamento affermare che così abbia ordinato il caso, o quella vaga virtù generante, nell'atto di comporre scherzi di Natura racchiusa ne' sassi. Eh, che sono leggerezze. Furono dunque quelle sì fatte conchiglie animate nell'acque ed or corrotte, scherzo del tempo, non di Natura; e quel che resta di fortissimo sasso configurato, un tempo fu molle fango, come più volte ho provato, che ricevette l'impressione della figura delle conchiglie. Chi saprà osservare i consimili corpi frescamente cavati dal mare, conoscerà la lor composizione costare di sottilissime tuniche, applicate una sopra l'altra; e così non gli riuscirà maraviglioso e portentoso l'ordine istesso nelle mezzo disfatte e calcinate che apparentemente lo devono mostrare, poiché rarefatte e prive dell'umore che aveva l'obbligo d'unire strettamente quelle tuniche.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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