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      Animali invero e piante non proprij di laghi o fiumi, come più appresso ella sentirà; perché ne ho fatto alcune particolari osservazioni, ch'evidentemente ce lo dimostrano. Per ora conchiudo, che ogni cosa sia forestiera, e così la discorro perché tale la veggo, ne so tante filosofie. Ne so come poté giungere tanto fra terra il mare; non so se ciò accadde nell'universale diluvio o in altre speziali inondazioni. Io neanche so, se questo animalaccio del Mondo (al parere d'alcuni che tale lo stimano e gli hanno osservato fino il moto della budella) in un qualche tempo, stancato di stare sopra un fianco, si fosse rivoltato dall'altro ed abbia sepolto a' raggi del Sole l'altra parte, ch'era sott'acqua, piena di tante immondizie del mare; non lo so; ne so la strada di saperlo; anzi non la curo. So sì bene che i coralli, le conchiglie, i denti di lamie e di canicole, e gli echini etc. sono veri coralli, vere conchiglie, veri denti, gusci ed ossa petrificati sì, ma non di pietra formati. La composizione del terreno me lo persuade a viva forza e mi sembra impossibile, abbandonando il sentiero mostratomi da gli occhi, di poter arrivare a qualche cognizione di verità. Lucrezio da parte del grand'Epicuro mi certifica che il mio è il miglior partito d'ogni altro:
     
      Invenies primis ad sensibus esse creatamNotitiam veri, neque sensus posse refelli"(60).
     
      Passiamo alla particolare qualità del sito. Non sono tutte le colline, che compongono questi monti, di rene sciolte, perché in molti luoghi si veggono ammassate nella consistenza di fortissima rocca ed in altri di mediocre durezza e spesso di bianco tufo, overo di marga poco pura.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
pagine 122

   





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