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      Di tali coperchietti io doverò parlare più sotto; onde sarà meglio impiegare il tempo in alcune particolari osservazioni delle cose che ho trovato nelle colline di Messina, che forse meritano la sua compiacenza.
      I. È una gran conghiettura il non vedersi in queste nostre colline, che sono di qualche altezza, denti grossi come cotesti di Malta, ma solamente alcuni pochi e piccoli, overo le mere scorze de' più grandicelli. Noi abbiamo già considerato la qualità de' denti che si trovano nelle bocche delle Canicole e simili; e se ella bene si ricorda, una tal bestia conserva nelle ganasce molti e molti denti solamente induriti nella scorza, ripieni d'un umore mucilaginoso; quindi mi pare che dobbiamo comprendere, che i quì trovati da me furono denti che restarono nella sommità, perché di quei vacui e leggieri, essendo anche molle e tenerissima la marga; il che corrobora quel che si è detto in risposta del vedersene tanta moltitudine in costest'Isola ch'è quasi piana.
      II. Ho rotto quantità grandissima d'Echini petrificati e d'altri corpi che di loro natura sono vacui, e dentro non v'ho trovato altro se non che semplice marga simile al continente, che il guscio tutto circonda; overo corpi estranei, cioè rene, sassolini, frantumi di conchiglie, spine d'istrice marino e simili altre cose; ma non ho mai veduto, e pretendo che altri ne meno lo vedrà, che i corpi introdotti ne' gusci sian maggiori di mole che di necessità essere doveano per entrare in una de' buchi de gli Echini. Ciò prova che, corrotta la membrana che stava ne' due centri di detti gusci, diede l'adito alla tenera creta d'entrarvi con quei corpi che il caso le parò avanti, abili a potersi introdurre per quei forami.


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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