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      III. Maggior chiarezza ci daranno le vertebre, che per tutto si trovano simili a coteste di Malta. Eccole (a)(64). S'osservi ch'elle mostrano il luogo donde si disgiunsero le spine laterali; egli è vero, ma non si ferma qui la mia osservazione. Dobbiamo prima ricordarci del disegno della spina tutta d'un qualche pesce, ancorché fosse comune a tutti la cognizione ch'ella consti di molte vertebre legate una dopo l'altra, alla quale stan fitte le spine. Ho notato però, che quelle vertebre, che dalla testa concorrono fino al termine del luogo che racchiude le interiora dell'animale, dalla parte di sotto, raddoppiano quasi coste le spine, continuando nello spazio d'appresso con un sol filo di spine, come tutto il disopra che diremo schiena. E d'avvertire che (tolte le spine, che abbiamo coste) ciascheduna dell'altre, benché abbia principio doppio nella vertebra, immediatamente una sola spina rappresenta; ma in quelle che nel di sotto fanno l'uficio di costole, ciò non s'osserva, perché per esse non passa quel nervicciuolo, o umore che si sia, che la Natura stimò necessario introdurre per mezzo della radice dell'altre spine; anzi s'allontanano le basi di esse non poco una dall'altra, come nella figura V. l'une e l'altre potrà vedere, che pure ho espresso per torla d'impaccio. Esaminiamo ora le vertebre petrificate. Alcune di esse mostrano quel che devono, cioè, i luoghi donde si svelsero le spine ma con la necessaria e puntuale corrispondenza a tal segno, che le segnate II. III. e IV si riconoscono per vertebre d'animali che un tempo vissero, situate nel luogo al quale sottostava il petto; e l'altra segnata I. di quelle verso la coda: e che più dobbiamo andar cercando?


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La vana speculazione disingannata dal senso
di Agostino Scilla
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