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      Fu appunto dietro tali studii che il celebre astronomo concluse: l’astronomia Cinese aveva avuto i suoi principii in un’epoca antichissima in cui l’equinozio corrispondeva vicino alle Pleiadi, cioè 1460 anni avanti l’èra volgare, il che non sarebbe molto lontano dall’epoca della costruzione della piramide di Cheops in Egitto. I Cinesi ignorando la trigonometria e non sapendo calcolare le variazioni di posto delle stelle dipendenti da questi movimenti della sfera erano obbligati a rinnovare di pianta di tanto in tanto i loro cataloghi delle Asc. Rette e delle Declinazioni.
      Ipparco avendo scoperto la legge del fenomeno, per risparmiare il calcolo delle correzioni, trasportò le posizioni delle stelle dall’Equatore all’Ecclittica, relativamente alla quale la precessione non altera che poco le latitudini celesti, ma solo le longitudini di una quantità uguale al moto del punto equinoziale[7]. Questo sistema durò fino ai tempi moderni, in cui si ritornò assolutamente all’Equatore, essendo nulle pei moderni le difficoltà del calcolo.
      Gl’Indiani profittarono delle 28 divisioni dei Sieu cinesi del Cielo per fare i loro nakshatras o mansioni, applicandoli al corso lunare, ma le ineguaglianze degli spazi resero inutile tale imprestito, e le abbandonarono da gran tempo, ritenendo solo la divisione del cielo in 28 parti, e poi le 28 parti furono ridotte a 27, mostrando così che la loro astronomia era originata in Cina, e fu da essi sformata per adattarla agli usi astrologici.
      Dovendo gli astronomi determinare sovente la posizione degli astri fuori del meridiano, lo strumento sopra descritto non potrebbe servire.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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