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      Questa combinazione differisce assai come si vede da quella immaginata già da Lamont, benchè sembri identica al primo aspetto. Infatti usando il prisma angolare abbiamo veduto che i piani focali delle diverse parti dello spettro sono assai distanti uno dall’altro, talchè la precisione è diversa nelle varie regioni del medesimo: quindi bisogna continuamente spostare l’oculare nel passare da un colore all’altro, onde due linee lontane sono sempre vedute malamente e mentre una è netta l’altra è confusa. Inoltre le linee sono curvate, e la vibrazione atmosferica ha una influenza enorme. Per evitare questa anche col prisma a visione diretta è mestieri che la lente cilindrica resti discosta dall’oculare, onde la linea focale non si formi nella regione dei circoli di diffrazione che circondano l’imagine della stella. La mancanza di queste condizioni fece che Lamont fallisse nel suo tentativo. Le linee essendo curve col prisma angolare, le misure delle distanze sono impossibili, mentre col prisma diretto esse sono dritte e le misure facilissime e le scintillazioni non fanno alcun danno.
     
     
      È chiaro che le misure di confronto colle righe spettrali de’ corpi chimici non si possono avere nè con questo nè col prisma obiettivo. Però con un certo artifizio si possono avere le posizioni delle righe rapporto alla luce diretta della stella. Col prisma obiettivo si può avere la deviazione assoluta rapporto alla luce diretta profittando dell’imagine diretta veduta nel cercatore, come faceva Fraunhofer.


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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