Un occhio posto in quel punto vedrebbe l’oggetto luminoso comparire ora rosso, ora verde ecc. secondo il raggio che lo percuote senza mutar posto affatto. Altrettanto succede quando si vede un lume lontano attraverso un prisma gigante, come per esempio quelli di cui si ornano i lampadari. Un raggio luminoso partito da una stella attraversando la massa atmosferica viene deviato più o meno in alto o in basso secondo che incontra un sistema di onde che per la loro densità aumentano o diminuiscono la refrazione, e quindi alzano o abbassano lo spettro prodotto nell’atto istesso del rifrangersi. Questo spettro mobile passando avanti all’occhio dell’osservatore gli porta la sensazione di un colore o di un altro, lasciando quasi immobile la stella, che cambia colore, ma non di posto.
Se non che abbiamo veduto che le righe spettrali della stella restano immobili nello spettroscopio, mentre che nel caso qui contemplato esse righe dovrebbero cangiare colla natura del raggio illuminatore che arriva all’occhio, e quando si ha per esempio il giallo dovrebbe vedersi la riga D, e col bleu la F. Ora ciò non accade e le righe son fisse. Per dar ragione di questa immobilità, è necessario ricordare l’altro fatto già accennato dianzi. Questo è che la stella veste bensì successivamente diversi colori, ma che essi si succedono con tanta rapidità, che la maggior parte di loro si ricompone per ricostituire il bianco, e abbiamo veduto che per separare questi colori bisogna dare un rapido moto all’immagine.
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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano 1877
pagine 362 |
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