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      Nell’ultimo passaggio del 1874 con questo metodo poteronsi avere delle differenze teoriche nei passaggi di fino a 30.m ma è chiaro che non tutti questi luoghi erano in posizioni opportune od accessibili facilmente.
      Si vede però in genere che la quantità della parallasse solare che non arriva a 9" in arco è determinabile per mezzo di una quantità che arriva a circa 30m in tempo, onde se l’osservazione dei contatti potesse riuscire esatta a 10" di tempo, la parallasse lo sarebbe a 0," 05 ossia mezzo decimo di secondo (V. Memoire de M. Dubois pag. 68).
      Però questa grande precisione che si aspettava non fu facile ad ottenerla in pratica per molte cagioni che rivelò l’esperienza. Primieramente dei 4 contatti di Venere col Sole i due estremi, cioè il primo e l’ultimo non sono di alcun valore, non potendosi apprezzare con precisione il momento di entrata, se non quando esso è già accaduto, e l’uscita essendo sempre incerta, atteso le ondulazioni del lembo solare. Restano dunque veramente utili i due interni, quando cioè il pianeta immergendosi tutto nel disco solare si chiude attorno ad esso la luce solare in un momento istantaneo a guisa di un lampo, e l’altro in cui uscendo il pianeta, il circolo si trova istantaneamente interrotto. Il momento della chiusura del circolo è quello del vero contatto interno (fig. 70).
     
      Ma questo pure è soggetto a delle incertezze per le deformazioni che subisce il pianeta e sopratutto per quella apparenza conosciuta sotto il nome di goccia nera che tanto annoiò gli osservatori del 1769. Ecco la figura descritta del P. Hell nel 1769 che mostra un collo attaccato al globo nero del pianeta (fìg. 71).


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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