Così la fiamma luminosa riuscirà visibile nel primo cannocchiale dopo che la sua luce ha fatto il tragitto della doppia distanza del primo al secondo cannocchiale. Con artifizi speciali si dispone tra l’oculare del primo cannocchiale e il suo obiettivo un piccolo diaframma fisso, e insieme una ruota fornita di denti alla sua periferia, collocata in modo che la luce della sorgente luminosa debba attraversare il diaframma e i denti della ruota. Stando la ruota ferma e guardando attraverso l’apertura di un dente la fiamma sarà certamente visibile, ma se la ruota è posta in movimento, e si regola la sua velocità in modo che nel tempo che la luce va e viene tra i due cannocchiali la ruota cambii posto di mezzo dente, allora allo intervallo aperto essendo succeduto il dente solido ed opaco, nulla potrà vedersi. Se si acceleri il moto della ruota finchè nel suddetto intervallo dell’andare e venire della luce si abbia lo spostamento di un dente intero, allora ritornerà lo spazio aperto e si rivedrà la luce, e così via di seguito.
Con tale artifizio conoscendosi la distanza delle due stazioni, e la velocità con cui gira la ruota, si può sapere qual frazione di secondo impiega un dente della ruota a passare nel campo di visione, e questo tempo esprime quello in cui la luce parte dal piano ove è la ruota stessa, e vi ritorna dopo percorsa la doppia distanza che è tra i due cannocchiali. Quindi si può calcolare la velocità della luce, ossia il viaggio che essa farebbe in un secondo: questo tempo fu trovato in media come sopra si disse, di circa 300,000 chilometri.
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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano 1877
pagine 362 |
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