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      Egli ci assicura di aver tentato questo metodo, ma senza aver trovato differenze sensibili. Avendo dunque provato in molte stelle e trovati tali angoli apparenti costantissimi, ne concluse che le stelle erano a tal distanza che tutto il grand’orbe svaniva appetto alla loro lontananza. Questa conclusione spaventò i suoi contemporanei, ma era la sola legittima, che ingrandiva a milioni di volte l’opera di Dio. Però il suo strumento era ben lungi dal poter dar altro che misure a stima e grossolane, onde non ora da ciò veramente provata la cosa con rigore.
      Tutti gli astronomi posteriori a Galileo tentarono la determinazione della parallassi, e quando Flamstead, Roemer e Picard ebbero scoperta la fluttuazione annua delle stelle dovuta all’aberrazione della luce, Horrebowio credè di aver trovata la parallasse, non si accorgendo che lo spostamento nuovamente trovato si faceva in un piano perpendicolare a quello che era proprio della parallasse: facendosi cioè nel piano della tangente all’orbita terrestre, mentre la parallasse sposta nel piano del raggio vettore. (V. sopra fig. 76). È cosa degna di meraviglia che con queste fluttuazioni erasi già trovata veramente la prova tanto cercata del moto della terra, come poi fece vedere Bradley, ma non si capì per un gran pezzo. Tal prova era anche molto più sicura e grandiosa che non avrebbero dato le parallassi; ma essa non poteva definire le distanze stellari.
      W. Herschel fidato sui nuovi suoi strumenti di forza non prima conosciuta, tentò il problema, ma indarno; fu però compensato ancor esso colla scoperta delle stelle doppie fisicamente, cioè di stelle che giravano una attorno ad un’altra in un periodo loro proprio di tempo, e della durata di molti anni, talchè la ricerca del problema delle parallassi ha portato due grandi scoperte cosmiche, restando esso stesso insoluto!


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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano
1877 pagine 362

   





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