Questa è la conclusione che si trae dal fatto finora accertato, e che riguarda le misure assolute. Che se soltanto si cerchino le misure relative, cioè se ci contentiamo di sapere con quale proporzione siano da noi lontane le stelle di varia grandezza la cosa è diversa, e qualche cosa di più può indicarsi; però anche questo problema non manca di difficoltà.
§ IV.
Delle distanze relative delle stelle.
Se le stelle fossero tutte di una stessa grandezza assoluta, la loro distanza relativa si potrebbe subito concludere dal rapporto delle loro luci, dovendo queste diminuire in ragione del quadrato delle distanze. Ma la uniformità di grandezza reale non è presumibile affatto, e perciò è irragionevole tale assunto. Tuttavia se ciò è vero per un numero limitato di poche stelle, la cosa è diversa quando si tratta di un numero molto grande di esse e in una media di moltissimi astri; allora le regole delle probabilità conducono ad ammettere che in generale le più grosse debbano essere le più vicine, e le più piccole, le più lontane.
Tal congettura è avvalorata dal fatto già indicato[72] che le stelle dei varii ordini di grandezza si succedono con tal legge fotometrica, e il loro splendore medio è tale quale sarebbe se una stella di ordine superiore fosse allontanata del doppio, col che essa apparirebbe come stella dell’ordine immediatamente seguente. Fondati pertanto su questa regola di probabilità si è formata una scala di distanze relative che partendo da quelle di prima grandezza va fino agli ordini più minuti.
| |
Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano 1877
pagine 362 |
|
|
|