Questa scala è nel quadro che più sotto soggiungiamo, (vedi il quadro appresso) e già ne esponemmo i principii nel Capo 2.° § I.° pag. 55.
Un altro elemento per giudicare delle distanze relative delle stelle, si ha dai moti proprii. Anche qui è evidente che se tutte le stelle avessero moti proprii eguali e perpendicolari alla visuale dell’osservatore, le più lontane darebbero moti apparenti più piccoli, e le vicine più grandi; ma qui la cosa è doppiamente improbabile; 1° perchè la velocità loro può essere infinitamente diversa; 2.° perchè la direzione del moto può mascherarne la grandezza quando siano i movimenti ridotti alla sola componente perpendicolare al raggio visuale. Ciò malgrado anche qui ci viene in aiuto la regola di probabilità, e considerando un numero stragrande di stelle, i moti loro parziali possono compensarsi in modo, che si può ammettere che restino soltanto, come residuo definitivo, i moti medii, i quali appariranno più piccoli per le stelle più lontane.
Fondati pertanto su questi principii, e utilizzando i numerosi lavori dei moderni, Struve ha computato una tabella dei moti proprii in proporzione delle grandezze fondandosi sui risultati già esposti al Capo III.° § I.° pag. 191, che diamo qui sotto in confronto con quella desunta dalla fotometria.
Tavola comparativa delle distanze stellari, concluse dalla fotometria e dai moti proprii.
Grandezzaapparente
Distanzefotometriche
Distanze conclusedai moti proprii
Stelle sempliciDoppie
1
1,00
1,0
1,0
2
1,55
1,3
1,4
3
2,42
2,1
2,0
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Le stelle
Saggio di astronomia siderale
di Angelo Secchi
Editore Dumolard Milano 1877
pagine 362 |
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Capo Struve Capo III
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