Verso la fine del secolo passato e al principio di questo, quarant'anni circa dalla pubblicazione del libro su l'Origine delle specie, una dottrina apparentemente nuova sorgeva per opera di un botanico olandese, il De Vries, col titolo di teoria delle mutazioni; e parve anche contrapposta a quella di Darwin-Haeckel. Si ammette in questa teoria delle mutazioni che le specie nuove nascono, non in tempo estremamente lungo, come credeva Darwin, ma bruscamente, in una singola generazione, o nelle seguenti. Veramente Darwin non escluse l'origine saltuaria di alcune specie, come neppure il fattore lamarckiano dell'uso e del non-uso; ma considerò questi avvenimenti come secondari e non di prim'ordine; come ancora ammise le piccole specie, o small species, o specie elementari dei botanici o del De Vries, che le portò a maggiore importanza.
Ma il maggior titolo della teoria del De Vries sarebbe che egli propugnò il concetto che la teoria dell'evoluzione dovesse esser provata con gli sperimenti. L'Oenothera lamarckiana, che doveva rendersi famosa, è la pianta che doveva dare la teoria delle mutazioni, da essa dovevano prodursi nuove specie in pochi anni; e io ho potuto vedere ad Amsterdam il giardino sperimentale del De Vries, dal quale usciva la teoria nuova, considerata dell'evoluzione.
I dubbi maggiori suscitati nel mondo scientifico furono e sono ancora quelli che si riferiscono alla natura stessa dell'Oenothera lamarckiana, se essa è una specie pura o un ibrido; perchè nel secondo caso si spiegherebbero bene i fenomeni delle mutazioni di De Vries meglio che con la teoria da lui emessa.
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