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      Allora per non distaccarci troppo dalla sistematica in uso, io chiamerò tipo i molluschi, e sottotipi i Lamellibranchiati, i Gastropodi e gli altri; così ancora dei varî echinodermi, dei varî crostacei, e così di seguito. Ammesso questo per semplice chiarimento, si può affermare che tutti i tipi e i sottotipi corrispondenti sono immutati fin dall'origine loro, le specie sono variate, alcune estinte, altre rimaste persistenti; e basterebbe osservare le forme cambriane con tutte quelle delle epoche geologiche successive e le viventi per convincersi; e ciò è confermato anche dalla nomenclatura che non può essere differente. Quindi se facciamo rimontare il cambriano a 20 o 25 milioni di anni addietro, secondo i calcoli sull'età della terra, noi siamo convinti, più che sorpresi, della permanenza delle forme animali per un tempo straordinariamente lungo.
      Huxley, nel difendere la dottrina di Darwin sull'origine delle specie, non si occupò della permanenza dei tipi, ma della persistenza di alcune specie; difatti egli portava l'esempio della Terebratula, di un pesce osseo, il Berix, della Lingula dei Brachiopodi. Troppo poco, invero; perchè i Brachiopodi sono rimasti brachiopodi, le Globigerine sono sempre globigerine e così all'infinito, malgrado siano perite le specie paleozoiche. I Crinoidea che apparvero nel siluriano, e ancora sono viventi, sono sempre crinoidi, malgrado uno straordinario mutamento di specie, di generi e di famiglie, secondo la sistematica. Io ho potuto vedere uno splendido esemplare pescato presso le isole Galapagos e illustrato da A. Agassiz, Calamocrinus diomedae, che confrontato con le forme fossili, non lascia dubbio della permanenza del tipo.


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La vita animale e vegetale
Origine ed evoluzione
di Giuseppe Sergi
Editore Sonzogno Milano
1922 pagine 150

   





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