Quindi è più razionale concepire che un tipo di vertebrato derivi direttamente senza intermedi di altre forme, che non esistono affatto, che immaginare trasformazioni teoriche, le quali suppongono la scomparsa dei caratteri che costituiscono i tipi e la formazione di altri, concetto contrario in modo assoluto a quanto si conosce, per mezzo della genetica, sulla persistenza dei caratteri, oltre al fatto già constatato della permanenza dei tipi animali attraverso le epoche geologiche, eccetto per quelli che sono estinti, come è avvenuto. Ma, come si è dimostrato, se i tipi permangono immutati, le specie mutano nei limiti medesimi del tipo.
La nostra interpretazione è una visione diretta in base ai fatti offerti dalla paleontologia e non attraverso alle teorie, che sono caduche e temporanee.
V.
LA VITA VEGETALE.
Due recenti pubblicazioni che riguardano l'origine delle piante e la loro evoluzione, mostrano due tendenze differenti; e sono una d'un botanico americano, Mac Farlane di Philadelphia, e l'altra d'un botanico inglese di Oxford, Church(8). Il primo vuol far derivare dalle acque dolci e termali le piante, l'altro dal mare, come porta il titolo stesso della sua memoria.
Mac Farlane non soltanto crede che le piante siano nate e prodotte in acque dolci e termali, ma anche gli animali, e che gli uni e le altre abbiano le loro prime manifestazioni in batteri e in alghe più semplici e più primitive, non ancora con nucleo definito, come le Cianoficee, che egli ammette siano assolutamente destituite di nucleo, e denomina acariote, cioè prive di nucleo, in opposizione a quelle che lo posseggono o cariote.
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