L'eredità biologica non è altro che la trasmissione dei caratteri che sono gli elementi costitutivi di una forma tipica vivente nelle forme da essa derivate. Questo fenomeno acquisito alla scienza empiricamente è innegabile; oggi, più che nel passato, si ricerca il modo come ciò possa prodursi, le vie per le quali possono avvenire le trasmissioni, e le variazioni, se occorrono, in queste trasmissioni ereditarie; inoltre è sorto il problema, se i caratteri acquisiti nel corso della vita individuale possano essere ereditati, come tutti gli altri caratteri che si ritengono come costituenti il tipo vivente nel suo insieme: questo problema ha suscitato le battaglie scientifiche più forti e più aspre fra i biologi.
La genetica, scienza novella oggi costituitasi, quasi autonoma, ha fatto progredire le ricerche intorno all'eredità biologica, e tenta di scoprire i fenomeni e le leggi che li governano. Da Galton a Weismann, a Mendel, ai seguaci loro, si è debitori di ricerche sperimentali, di teorie ed ipotesi, che tutte occupano il campo scientifico con differente fortuna. Noi abbiamo varie volte discusso queste teorie e abbiamo segnalato i risultati e le lacune che sono grandi, le quali non possono ancora essere facilmente colmate da esperimenti e da ipotesi emesse da uomini eminenti; ma, in ogni caso, malgrado le difficoltà teoriche e le diverse dottrine, il fenomeno dell'eredità non può essere infirmato come fatto, e non lo è, da qualunque dottrina che tenti di interpretarlo.
Della teoria genuina di Mendel che risulta dagli esperimenti, noi abbiamo accettato un fatto, molto importante, da lui constatato, che è innegabile e sicuro, anche perchè verificato molte volte dai suoi seguaci, più o meno genuini o eterodossi, cioè che: i caratteri che si trovano nei genitori, piante e animali, non si annullano nella discendenza, non decadono affatto, ma soltanto possono divenire latenti temporaneamente in qualche generazione, per riapparire in generazioni susseguenti.
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