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      Qualunque sia la variazione e il numero delle variazioni della O. lamarckiana, il tipo è rimasto immutato, e l'eredità di ciascuna forma ha consolidata la nuova struttura. Ciò si può soltanto spiegare col fatto sopra ammesso che la variazione è parziale e non distrugge il tipo nei suoi caratteri fondamentali.
      Questo fatto è d'una importanza straordinaria per l'interpretazione che noi abbiamo dato alla persistenza dei tipi animali e vegetali, dopo che essi sono divenuti definiti nelle loro forme. Spiegasi così il fatto di animali che, fin dalla loro apparizione in un periodo geologico, persistono nelle loro forme tipiche, malgrado abbian subìto variazioni le quali ne han fatto specie differenti. Così i Brachiopodi che hanno un'esistenza di milioni di anni, dal cambriano inferiore in poi, vivono tuttora come tali, invariati nel tipo, benchè soltanto pochissime specie siano rimaste costanti. Quel che si afferma dei Brachiopodi, può egualmente affermarsi dei Molluschi, degli Echinodermi e di altri.
      La variazione è un'accidentalità, per dir così, del tipo vivente, mentre la persistenza è la regola, la norma vitale determinata dall'eredità, per mezzo della quale si ha una resistenza alla variazione che potrebbe avvenire o sopraggiungere, cioè è un mezzo di conservazione, o di preservazione del tipo e dei suoi caratteri. Ma, avvenuta la variazione, e qui non discuteremo in qual modo e per quali cause, essa può rientrare nella persistenza per la stessa ereditarietà che conserva perennemente il tipo definito, senza di che non si potrebbe spiegare il fatto che un essere vivente abbia potuto attraversare molti periodi geologici sempre riconosciuto per quel tipo che rappresenta, e soltanto mutato in qualche carattere, che ne fa specie nuove.


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La vita animale e vegetale
Origine ed evoluzione
di Giuseppe Sergi
Editore Sonzogno Milano
1922 pagine 150

   





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