Parte prima (1813-1849)
SommarioParte prima (1813-1849)
I - La fanciullezza
II - Il collegio
III - Ritorno a casa
IV - Entrata nel mondo
V - Uno sguardo al mondo
VI - Uno sguardo intorno a me
VII - L’università
VIII - La giovane Italia
IX - Una cattedra
X - Catanzaro
XI - Il cholera
XII - L’arresto
XIII - Il carcere di Santa Maria Apparente
XIV - Il processo
XV - Il giudizio
XVI - Quindici mesi a disposizione della polizia
XVII - Ritorno al mondo
XVIII - Pio IX
XIX - Il 1847
XX - La rivoluzione del 1848
XXI - Segue la rivoluzione sino al 15 maggio
XXII - Dopo il 15 maggio
XXIII - La reazione
I - La fanciullezzaHo a parlare di tante malinconie, lasciatemi prima rinfrescare lo spirito con le memorie dei miei primi anni quando entrai nel mondo, che mi parve tanto bello ed allegro.
Io ero un diavoletto di bambino che pigliavo e rompevo tutto in casa; e mio padre che era ammalato e ne pativa, mi diceva sempre: “La levatrice fu profetessa quando dopo il battesimo ti presentò a tua madre ed a me e disse che saresti riuscito un gran diavolo perché avevi rotta la fonte”. “Non ho rotto nessuna fonte,” dicevo io. Ed egli: “Tu nascesti in Napoli nell’anno 1813, il 17 di aprile, giorno di sabato santo1, e fosti il primo battezzato nella fonte della nuova acqua benedetta, e però rompesti la fonte”. Così fui fatto cristiano e cattolico senza ch’io ne sapessi niente.
Mio padre si chiamava Raffaele Settembrini, ed era avvocato, come mio nonno Vincenzo, ed altri vecchi di casa nostra. Mio nonno era di Bollita paesello di Basilicata sul mare Ionio2, e giovanetto venne in Napoli a studiare, e qui si fermò e ci prese tre mogli che gli diedero 24 figliuoli.
| |
Italia Santa Maria Apparente Napoli Raffaele Settembrini Vincenzo Bollita Basilicata Ionio Napoli
|