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      Per questa scappata affrettarono il disegno di chiudermi nel collegio di Maddaloni, che è a tre miglia da Caserta. Avemmo una trista novella: il fratello di mia madre, Giuseppe Vitale, uno dei primi che gridarono la costituzione a Monteforte fu condannato a la relegazione e spedito all’isola di Pantelleria. La buona mamma non se ne poteva consolare.
      II - Il collegioIl collegio di Maddaloni passava per uno dei migliori del regno, ma era come gli altri: una prigione d’un centinaio di fanciulli che stanno inginocchiati o seduti la maggior parte del giorno ed apprendono dottrina cristiana e lingua latina. Un prefetto, prete ignorante e villano, educa e guida una ventina di quelle creature, che imparano a temere e odiare quel loro tiranno, il quale sta sempre col viso arcigno e pronto a scoccare il castigo. Non hanno più le guance incarnate, e quasi non sanno più muoversi, perché dentro stanno inchiodati su le seggiole, e se escono vanno in fila con gli occhi bassi: recitano sempre rosari, litanie, angelus, e con lo stesso tuono anche le lezioni di scuola. Educare lì non è altro che spezzare ogni volontà nei giovinetti, non farli ragionare mai, ridurli a stupida e fratesca obbedienza. Imparano cose inutili, e non amano lo studio donde non traggono alcuna dolcezza; escono di collegio ignoranti ed increduli per istizza. Per buona fortuna il collegio di Maddaloni allora aveva professori bravi e non tutti preti, ai quali io mi affezionai; e specialmente a Vincenzo Amarelli, calabrese di Rossano, già alunno del collegio, e poi maestro.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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