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      Come il ministro Del Carretto intese che la vecchia belva tornava ed era già in Solmona, si fece vivo, e tanto si adoperò, che il Re mutava consiglio, e fu ordinato che il Canosa tornasse indietro anche tra i gendarmi se ricusava, e quegli allora andossene a Roma. Ora il Del Carretto per non far sentire la necessità del Canosa e dei canosini rigori, fece disparire le pruove della vasta cospirazione, disse al Re non esservi altro che parole, e che l’intendente Zurlo aveva dato corpo all’ombra e riferito che in Abruzzo stava per divampare un incendio. Così l’astuto ministro fece finire la cosa col mandare in esilio sette persone e il Dragonetti al confine, e fu lodato dai liberali: il Zurlo fu traslocato. Il Del Carretto era più furbo del Canosa.
      Questo accidente salvò ancora una mano di giovani che avevano fatto uno strano proposito; avevano pensato di fermare in via di Capodimonte la carrozza del Re, pigliar lui, condurlo in una casa vicina, ed ivi con le buone o con le triste costringerlo a ciò che essi volevano. Le armi, la casa, gli animi erano già preparati, ma essendo per venire al fatto, furono denunziati, carcerati, trattati come matti, e puniti leggermente. Vincenzo Granchi professore nella scuola di veterinaria era capo di questi giovani, quasi tutti suoi scolari, Michelangelo Calafiore, Luigi Caruso, Giuseppe Ferrara, Luigi Praino, Francesco de Francesco, e Giuseppe Rizzo prete, tutti calabresi. Propositi di scolari che sarebbero stati orrendamente puniti, se il Del Carretto non avesse dovuto mostrare al Re che tutto era ordine e tranquillità, e che a la sua vigilanza si doveva un tanto bene.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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