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      Il re sapeva questa voce e vi scherzava: un dì salendo una scala, e venendogli dietro il Santangelo con altri ministri, egli ponendosi le mani dietro l’abito disse: “Signori miei, guardiamoci le sacche”. Il marchese d’Andrea, ministro delle finanze, per la persona, il parlare, il sentire era un misto tra il pulcinella ed il prete. Ogni mattina per salute dell’anima sua vestivasi di sacri paramenti, e celebrava in casa sua una messa secca, cioè senza consacrazione. Risecava su tutte le spese, non pagava nessuno, o al più tardi, e se uno andava a chiedergli il suo, ci rispondeva con buffonerie, e poi gli cacciava in bocca un pozzetto di cioccolatte: “Va, non andare in collera, addolcisciti la bocca”. Ogni anno portava i risparmi al Re, che gli voleva gran bene, e lo chiamava papà, e in buona coscienza si pigliava il sacchetto. Questi tre ministri rappresentavano l’arbitrio, la prosunzione, l’avarizia di Ferdinando: ma un altro ne aveva le chiavi del cuore, e le volgeva e rivolgeva a sua posta, il suo confessore, monsignore Celestino Code, dell’ordine di SantAlfonso, che tutto potépoté, tutto vendé con furba improntitudine di frate.
      Questi era il Re, questi i suoi ministri, che io vedevo lontani da me in alto, e ne sentivo parlare da quelli che mi stavano intorno.
      VI - Uno sguardo intorno a meBisogna ora scendere giù ed in mezzo al popolo dove io mi trovavo, e nella coscienza comune dove era la cagione di tutto quello che si pensava, si diceva, e si faceva.
      Le guerre che furono in Italia al tempo di Napoleone I, e con esse i mutamenti di stato, di leggi, di costumi, le nuove glorie, i nuovi dolori che ci straziarono, scossero fortemente gl’Italiani, e ridestando in essi la vita, fecero nascere un nuovo sentimento, che da prima fu vago, e non ebbe nome, poi venne determinandosi e fu il sentimento nazionale.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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