Si parlò della gran festa stata il giorno innanzi nella chiesa dei Pellegrini, della bella comparita che vi facevano tanti fratelli vestiti col sacco rosso e coi torchietti in mano, e del grande affaccendarsi di don Domenico che nell’arciconfraternita era come la mestola nella pignatta: si parlò del Re che allora viaggiava pel regno, ed era festeggiato dalle popolazioni; poi si parlò di quel che tutti parlavano a quei giorni, della Malibran, mirabile cantatrice, la quale la sera innanzi aveva cantato tanto divinamente nella Norma, che una schiera di uomini invasati di quella dolcezza l’avevano accompagnata dal teatro a casa con torchi accesi e gridando gli evviva.” Oh, signor marchese,” disse don Domenico ad un signore, “fateci sentire la vostra poesia su la Malibran, che mi dicono esser bellissima.” “Sì, sì, fateci questo regalo,” dissero alcune signore. E il marchese senza farsi pregare due volte si forbì le labbra, e recitò. Maria Malibran aveva mirabile voce e mirabile arte di canto, e fra quante donne finora hanno cantato su i teatri non si ricorda una maggiore di lei: ma io avevo la fanciullaggine di sdegnarmi che ad una cantatrice si offrissero tanti onori, tante ricchezze, e tanti versi, e si lasciasse morir di fame tanti generosi; e più mi sdegnavo pei versi che allora se ne fecero tanti e tanto schiocchi; e io me la pigliavo con lei, e dicevo: “Se ella non fosse una sciocca non permetterebbe questa profanazione della poesia.” Vedete pazzia! I versi del marchese colmarono il sacco; e andato a casa tirai giù di un fiato una satira contro i poeti lodatori delle cantatrici, che tosto fu sparsa da un mio amico, e piacque perché era agra.
| |
Pellegrini Domenico Malibran Norma Domenico Malibran Malibran
|