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      E poi io avevo veduto una fanciulla che aveva due occhi come due stelle, e sebbene non l’avessi più riveduta, io n’ero innamorato e avevo sempre innanzi alla mente quegli occhi e quella persona gentile. Oh chi era? dov’era? Io non lo sapevo, ma io l’amava.
      A vent’anni quando si studia e si ama e si ama con tanto ardore è pur bella la vita! Con la mente ed il cuore così pieni io avevo pochissimi bisogni e mi credevo più ricco e maggiore di tutti i maggiori del mondo. Mentre nell’università il Bianchi leggeva agli scanni e a quattro studenti, il marchese Basilio Puoti aveva in sua casa una fiorita scuola di lettere italiane, dove convenivano oltre dugento giovani. Prima del 1820 quando s’ebbe a fare il professore di letteratura italiana nell’università, si presentarono al concorso parecchi, far i quali il Puoti, e il poeta Gabriele Rossetti. Il tema fu: scrivere un commento italiano ad un sonetto del Petrarca, ed una dissertazione latina sopra non so qual secolo della nostra letteratura. La benedetta dissertazione latina decise del merito. Il Bianchi professore in un collegio, avendo abito e facilità di scrivere in latino, poté dire agevolmente tutto quello che sapeva, dove che gli altri più o meno impacciati dalla lingua dissero meno di quello che sapevano: onde giudicati imparzialmente su gli scritti, il Bianchi ebbe il primo luogo, e l’ultimo toccò al povero Rossetti, che fece qualche errore di grammatica, tutto che avesse quell’ingegno e quella beata vena di poesia. Tutto questo me lo narrava il Bianchi, e dimostra come nel concorso non apparisce il migliore.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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