Questa condanna fece scandalo, e il De Sanctis che aveva amici potenti, domanḍ si rivedesse il suo processo, e la consulta di stato opiṇ si dovesse rivedere: ma il Delcarretto disse al re che non si governa con gli avvocati, che se si stabiliva il principio di potersi rivedere le sentenze delle commissioni militari non ne rimaneva una. Fu stimato meglio non toccare il processo, e fare grazia al De Sanctis, che usć dall’ergastolo.
Coś Delcarretto, De Liguoro, Tanfano ed il cholera straziavano il regno nel 1837. Il cholera pasṣ; quei rimasero per altri anni.
Fra tante dolorose novelle di mali pubblici, e di parenti e di amici tolti dalla peste, me ne venne una dolorosissima, che Giacomo Leopardi era morto in Napoli, non di cholera ma di quel fiero morbo che gli fece troppo amara ed angosciosa la vita. Alcuni anni dopo andai a visitare la tomba nel villaggio di Fuorigrotta, accanto la porta della chiesetta di San Vitale. Il suo amico Antonio Ranieri, nella cui casa egli stette e moŕ, mi raccontava quanto egli ebbe a penare per trovare quel luogo dove riporre le reliquie di tanto uomo, per non farlo andare confuso tra tanti che in quei giorni morivano ed erano insaccati nel camposanto. Nessun prete voleva riceverlo in chiesa. Il Ranieri parḷ a parecchi parrochi, e tutti no: gli fu indicato quello di San Vitale come uomo di manica larga e ghiotto di pesci. Ei tosto corse a la Pietra del pesce, compeṛ triglie e calamai, e ne manḍ un bel regalo al parroco, il quale si lascị persuadere, e fece allogare il cadavere nel muro esteriore accanto la porta della chiesa.
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