” “Vi ringrazio: ma per ora giacché debbo mangiare le fave, potreste voi farmi comperare una scodella nuova?” “Volentieri: ad un galantuomo che conosce il suo dovere si fa ogni agevolezza.” “Voi avete i mie danari, fatela comperare”. Mi fu portata la scodella nuova, e in essa mangiai i fagiuoli il giorno appresso facendo cucchiaio della crosta del pane. E così un giorno fave, un giorno fagiuoli, e la domenica c’era la pasta che non fu mai possibile mangiarla. L’acqua era verminosa, e bisognava chiudere gli occhi e non fiutare per bere quando la sete non si poteva più sopportare. Mi fu concesso di fumare, mi portarono una pipa e del tabacco ed io fumavo fino a stordirmi.
Il terzo giorno per avere un po’ d’aria e di luce, arrampicatomi con le mani e coi piedi per certi buchi che erano nel muro giunsi ad afferrare i ferri della finestra, su la quale potetti pure accoccolarmi. Vidi il muro che da oriente cinge il carcere, e dopo il muro un grande giardino, e più in là varie case: udii alcune voci che mi parvero venire dalle finestre superiori del carcere, ed a certe parole ed all’accento mi accorsi che era gentiluomini e calabresi che parlavano. Fosse qui Benedetto? Come fare per saperlo ed intenderci? Andavo pensando qualche espediente, e non sapevo trovarne; ma come finì di cantare un ladroncello che stava giù nei criminali e che per molte ore del giorno faceva lunghe cantilene, io di botto mi messi a cantare anch’io come si cantano i salmi: “O vos qui estis in captivitate Babylonis, dicite, quaeso, est inter vos vir quidam cui nomen Benedictus Dominus Deus Israel, quia visitavit et fecit redemptionem plebis suae?
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Benedetto Babylonis Benedictus Dominus Deus Israel
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