” “Io canto salmi, e mi raccomando a Dio: che può fare di meglio un prigioniero? ma di grazia, siete voi un commessario di polizia?” Il custode che stava dietro a colui allungò il viso, e con un dito tirandosi giù un occhio fece un segno che io compresi. Colui mi rispose: “Non sono commessario: ma il ministro mi manda per vostro bene, per dirvi di non far ragazzate, non ostinarvi a negare quello che il governo sa, e che ve lo può far dire con altri mezzi di rigore. Pensate ai fatti vostri, salvate voi e la vostra famiglia da un precipizio: gettatevi nelle braccia del commessario che vi può salvare, e ditegli la verità che ogni galantuomo deve dire.” “Vi ringrazio di questi buoni consigli.” “Volete dire qualche cosa a me?” “Volete fumare, signore? mi duole che non ho sigari, ma solo pipa e tabacco. Vi ringrazio della visita, ché qui vengono a visitarmi soltanto i topi che mi sguizzano tra i piedi.” Quell’uomo era venuto per farmi una paura, e per tastare il terreno prima del commessario: ma come mi trovò freddo e garbato mutò pensiero, e dette alcune poche parole della stanza e del farto, mi salutò cavandosi il cappello ed andò via.” Chi è colui?” dissi al custode quando tornò. E il custode rifacendo il gesto rispose: “È una buona lana, un sergente di gendarmeria che il ministro manda per visitare i rei di stato. Se sapesse quanti figli di mamma costui nei criminali ha battuti, ha straziati, e poi fattili andare in galera! Non vi fidate neppure di me; e ricordatevi che chi confessa è inpiso”. Io sorrisi e gli domandai: “Come vi chiamate?
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Dio Volete Volete Quell
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