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      Sovra una parete vi era dipinta una Immacolata, e però si chiamava il criminale dell’Immacolata. La sera venne il custode con due candele di cera, e disse: “Queste si debbono accendere qui.” “Oh che, ci è festa?” “Sissignore, qui ci fu un carcerato che fece voto alla Madonna, e quando uscì, che oggi fa un anno, fece qui dipingere questa immagine, ed ora vi fa accendere queste candele. Raccomandatevi anche voi a la Madonna, che vi faccia la grazia come la fece a lui.” “Va benissimo: con piacere avrò questi lumi, ché quella lucerna fa un lumicino fioco, e dura appena tre ore.” La stanza era migliore, ma non potei più salmeggiare con l’amico.
      Indi a pochi giorni fui richiamato dal commessario, il quale mi disse: “Volevate le pruove: ecco la prima”; e mi additò il parroco Barbuto che stava lì rivestito a nuovo, e con gli occhi bassi. Il commessario gli domandò: “È questi il signor Luigi Settembrini?” Ed egli con movimento di labbra senza parola rispose: “Sissignore”. Io me lo avrei sbranato coi denti, e dissi: “E chi è questo prete?” Il commessario vedendo lui smarrito, e me sdegnato mi diede su la voce, dicendomi che colui era il mio accusatore, che lo ero un cospiratore e un temerario, ma che la legge mi avrebbe tenuto a dovere. Risposi: “Voi abusate della mia condizione per insultarmi. Ebbene, sentiamo le accuse di questo buon sacerdote”. Allora colui narrò certa favola come mi aveva conosciuto, e non toccò del prete G[aetano] L[arussa]; disse del catechismo, e delle lettere, ogni cosa.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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