Sempre dolori! E i dolori più grandi furono della donna mia, che patì più di me assai, e nascondeva i suoi patimenti, e di rado ne parlava a me: non mai ella cercò pietà da alcuno, non mai volle essere compatita; le vesti ai figliuoli le cuciva lei e me li faceva venire innanzi sempre puliti. E se mi domandate come facemmo a sofferire tanto, io vi rispondo che allora avevamo una grande forza che ci veniva dalla gioventù e dall’amore.
XIV - Il processo
Il ministro di polizia era lieto come di una grande scoperta, e scrisse agli altri governi italiani, e specialmente all’Austria, che egli aveva messo le mani addosso alla giovine Italia e che sperava di afferrare tutte le fila della famosa setta. Ma come vide che da noi non poteva saper nulla, disse al commessario inquisitore di andare lento nell’istruzione del processo, poiché l’importante era scoprire molti, e se noi avevamo taciuto, qualche altro avrebbe parlato. “Quei signori poi lasciateli maturar sottochiave, e non li tormentate, ché infine essi per quelle denunzie e quelle carte saranno certamente condannati a la galera due volte”. Queste parole furono raccolte da persona che le udì dal commessario, e a me vennero scritte nella bottiglia. Ecco perché noi non avemmo tormenti, e il processo fu lungo. I quattro giovani trovati in casa Musolino furono liberati dopo pochi mesi, ma sottoposti a severa vigilanza col disegno di coglierli in qualche fatto.
Intanto non era possibile parlare a lungo tenendo un orecchio attaccato a la parete, e potevamo essere uditi da chi avesse origliato a la porta.
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