” “La canzone nuova Te voglio bene assai, E tu non pienze a me. Vi piace? Ebbene le dirò che la canti spesso. Ma voi non pensate né a me né a lei”. Ogni anno a la festa di Piedigrotta l’8 di settembre il popolo napolitano va nella grotta di Pozzuoli, è li l’uno sfida l’altro a cantare improvviso, e la canzone giudicata più bella si ripete da tutti, è la canzone dell’anno. Ce ne sono delle belle; questa fu tra le bellissime ed io non posso ancora dimenticarla. Tre cose belle furono in quell’anno, le ferrovie, l’illuminazione a gas, e Te voglio bene assai.
Sul cominciare del 1840 il nostro processo fu mandato alla suprema commissione pe’ reati di stato, tribunale segreto, con procedura breve; inappellabile, risedente in Castelnuovo. Era composto di un presidente, e cinque giudici, dei quali due erano militari e colonnelli. Non ammetteva avvocati: due magistrati erano difensori ufficiosi dell’imputati. Questi giudici erano tutti di provata fede al governo, e però non inclinati a rigore per acquistar merito; anzi usati come erano alla giustizia comune abborrivano l’arbitrio nelle cause di stato, e le prepotenze della polizia. Soltanto il presidente Domenico Girolami, che aveva voce di eunuco ed animo di tigre, condannava sempre e a le pene più gravi: ed essendo egli presidente nella causa di Monforte nel 1821, nella quale i giudici fecero parità di voti, egli votò per la morte: gli altri erano fedeli, non crudeli. Questa commissione, avuto il processo, lo rimandò a la polizia con alcune norme per fare più ampia istruzione.
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