L’ultima volta mi ha detto che dopo l’impinguamento del processo alcuni giudici vedono bene la causa, specialmente il barone Bonanni che è commessario. Il solo presidente Girolami è un vecchio cane che ringhia sempre, e dice: ‘Sì, quelle carte le ho scritte io, sono di carattere mio! Come si distruggono quelle carte?’ ” Io allora dissi: “Se il Marcarelli può farmi avere un autografo del Girolami col nome e cognome, un autografo di una decina di righe, io gli faro fare una lettera settaria tutta di caratte del Girolami scritta e sottoscritta da lui, e non ci avrà che dire”. Il Marcarelli approvo molto il mio disegno, e dopo alquanti giorni ebbi da mia moglie l’autografo: sul quale con un poco di studio raccozzando le sillabe e le parole formai una lettera furiosa che parlava della setta. E fatto chiamare mio fratello Peppino, che pochi mesi dopo il mio arresto aveva lasciato Catanzaro, e con la sua famiglia e con Alessandro era in Napoli, a lui affidai la faccenda di trovare un calligrafo che scrivesse la lettera inventata da me, imitando i1 carattere dell’autografo che gli consegnai. E Peppino puntualmente trovò un calligrafo che per sei ducati gli fece dieci copie della lettera imitando benissimo il carattere del Girolami. Due copie erano in inchiostro nero, ed otto in turchino formato di prussiato e di solfato mescolati insieme: e su gli otto fogli fu passata la soluzione di solfato di ferro, così che parevano scritte in modo invisibile, e poi scoperte, e in tutto simili a le nostre lettere.
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