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      Noi credemmo che volesse trattare l’affare in consiglio di stato, e facemmo presentare memorie a tutti i ministri, e tutti dicevano non saper nulla. E veramente nulla sapevano, e non si trattò mai questo affare in consiglio di stato: ed era un mistero che non si poteva penetrare. Ad un tratto la commissione suprema pe’ reati di stato fu tutta sciolta con un decreto reale, e rifatta di altri uomini: il Bonanni chiamato dal Re e rimproverato rispose dignitosamente aver giudicato secondo coscienza: il Marcarelli fu traslocato in Salerno, e dovette ubbidire. Per noi il Re disse: “Il giudicato sia rispettato”. Dipoi sapemmo che il Re aveva dato il processo, per esaminarlo e dirgli un parere, a Nicola Nicolini e Giustino Fortunato, due ministri senza portafoglio, i quali che parere diedero non saprei dire, so che avvennero questi fatti. Il ministro Del Carretto trionfò de’ magistrati che non avevano giudicato secondo il volere della polizia; di noi non si curò, ci tenne in carcere a sua disposizione e come egli volle per altri quindici mesi dopo il giudizio.
      XVI - Quindici mesi a disposizione della polizia
      Il carcere della Vicaria fu trasformato dopo il 1860: io ve ne parlo come era allora che ci fui io, e ci fui due volte: la prima che fu questa, e la seconda nel 1850.
      Per entrare nel carcere dei nobili bisognava passare per una grande stanza detta l’Udienza, nel mezzo della quale erano due grossi cancelli di legno, distanti otto palmi l’uno dall’altro, larghi quanto tutta la stanza, e ciascuno con una porta: di qua era la gente libera, di là i carcerati: la porta di qua era tenuta da un custode, quella di là ed interna da un chiamatore.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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