Io l’abnegazione, l’animo e la poesia la sentiva in me, e però credevo e credo di esercitare professione nobilissima, necessaria a la mia patria, e dirò ancora principale nella presente condizione dei tempi; io aveva chiara coscienza di quello che facevo, e sapevo di mettere anche la mia mano ad una grande opera. La rivoluzione del ‘48, si disse, fu fatta dai maestri di scuola, i quali, come non avvezzi, sbagliarono, ma si corressero nel ‘60: io dico che la grande rivoluzione europea è stata fatta dal popolo, e chi ha educato ed ammaestrato il popolo l’ha prodotta.
Per intendere quello che avviene in Europa da ottant’anni in qua, e prevedere nei limiti dell’umana prudenza quello che dovrà avvenire, bisogna farsi col pensiero alcuni secoli indietro, quando l’Europa era tutta feudale, ed ogni suo stato era composto ed ordinato di tre elementi, re, baroni, plebe. Questo antico ordinamento si scompagina: i baroni odiati dal re di cui vorrebbero usurpare i poteri, odiati dalla plebe di cui sono oppressori immediati, a poco a poco vengono depressi, e poi distrutti. I due vincitori crescono e da prima si fanno carezze tra loro: il re feudale diventa monarca assoluto, la plebe diventa popolo, cioè comincia ad acquistare coscienza d’uomo: i re scrivono nuovi codici pei popoli, i popoli danno nuove lodi ai re, e nella seconda metà del secolo passato ci furono quarant’anni di pace cordiale. Della monarchia assoluta nel secolo passato sono rappresentanti i Borboni, che depressero il feudalismo in Francia e cacciarono i gesuiti da tutti i loro stati.
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