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      Chi leggesse un buon diario politico di quegli anni troverebbe che i moti rivoluzionari più frequenti furono nel Regno delle Sicilie e nello Stato del papa. E la ragione è questa: erano i due governi peggiori, che più opprimevano, ed erano composti non di uomini d’ingegno, e forti, e naturalmente maggiori degli altri, e però temuti e rispettati, ma da ignoranti e stolti, per modo che ogni omicciattolo si credeva maggiore di essi e si sdegnava di dover ubbidire a così fatti. E l’oppressione scendeva sino a le ultime classi del popolo; ed in ogni paesello il prete ed il gendarme regnavano spietati su le misere genti, e con arbitri, estorsioni, e soperchierie d’ogni maniera, pungevano ed irritavano chi stava sotto. Nel LombardoVeneto c’era lo straniero, che è peggiore di ogni tirannide paesana; ma lì lo straniero era forte, non stolto, puniva feroce ogni reato politico; ma favoriva la buona amministrazione interna, ed era giusto con tutti fra certi limiti: lì erano come due campi, in uno gli stranieri, nell’altro il popolo tutto unito che pur faceva qualche buona cosa da sé, e non si moveva facilmente perché capiva che non poteva togliersi facilmente dal collo un esercito straniero. Noi altri per contrario si aveva la tirannide fraterna, che è la più crudele fra tutte, e non era Ferdinando il tiranno, no, ma il prete, il gendarme, il giudice regio, il ricevitore, qualunque impiegato con potere, che non ci lasciavano un’ora di pace, che continuamente, ogni giorno, e in piazza e in casa ci stavano ai fianchi, e ci dicevano come il ladro: “O dammi o ti pungo”. Questa oppressura corrompe una nazione sin nelle ossa.


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





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