E poi che la rivoluzione avvenne: “Avete visto che era la setta? molti di quelli sono stati celebri rivoluzionari”. Così dicevano e dicono ancora quelli che non sapendo né parlare né pensare se non imboccati dal prete non concepiscono che le rivoluzioni non si fanno per comando de’ superiori e di un capo setta, ma erompono dalla coscienza dei popoli.
Ma indi a poco quasi come contravveleno a la rivoluzione venne in Napoli l’imperatore Nicolò I di Russia, e fu alloggiato nella reggia. Ci venne con l’imperatrice che era stata alquanti mesi in Palermo per curarsi d’una malattia della quale s’era risanata. Le accoglienze a quel gigante de’ monarchi furono grandi e magnifiche, e re Ferdinando per questa amicizia si sentì più forte e sicuro. Durante la sua dimora in Napoli le vie furono spazzate meglio, non si vide più un mendico; gli agenti di polizia si diedero gran faccende, e il commessario Campobasso seguiva l’imperatore quando usciva in incognito, il quale una volta se ne accorse, e gli fu sopra, e, se quegli non diceva subito chi era, lo strozzava. Tornato a Pietroburgo mandava in dono al re quei due cavalli di bronzo tenuti a mano da due cozzoni, i quali ancora si vedono innanzi la porta settentrionale della reggia, e furono lodati come opera d’arte, e sono consiglio come s’hanno a tenere i popoli che sono bestie dai monarchi che sono gagliardi uomini.
XVIII - Pio IX
I popoli che formavano lo Stato della Chiesa erano fra tutti gl’italiani i più straziati, perché avevano sul collo i preti e gli stranieri.
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