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      I papi davano o toglievano i troni, coronavano i re, dettavano leggi al mondo; egli ha perduto il trono, ed è rimasto adagiato su la sedia pontificale, riceve egli la legge, è protetto egli da la legge delle garenzie. Il vicario di Dio, l’infallibile, il re dei re, il papa è diventato un uomo come gli altri, ha perduto l’immenso potere che egli aveva. Chi gliel’ha tolto? Deus dedit, Deus abstulit: e Dio è la coscienza degli uomini che è mutata. Egli voleva come tutti i suoi antecessori essere re, ed essere papa; ed è caduto come re, e cadrà ancora come papa. Essendo confuse anche in lui queste due qualità, non è possibile che cadendo il re non tragga seco qualcosa del papa, non è possibile che la caduta del potere temporale non porti seco il decadimento anche dello spirito con cui era confuso. Tutto questo dunque è avvenuto per una grande e profonda e generale rivoluzione che si è operata negli animi, la quale non è stata mossa da lui a la stessa guisa che il moto della terra non cominciò da colui che primo disse: “La terra si move”. Se non da lui, da un altro; se non in quell’anno, qualche anno dopo, se non con le buone con le triste la rivoluzione doveva cominciare, aveva camminato a bastanza e dal pensiero doveva passare nell’azione. Egli ne fu l’occasione, e ne avrà lode perché disse quelle solenni parole: perdono, giustizia, amore; le quali mentre furono il cominciamento saranno ancora il fine ultimo e lontano cui tende la rivoluzione. E quale è il fine cui tende questa rivoluzione?


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Ricordanze della mia vita
Volume Primo
di Luigi Settembrini
pagine 271

   





Dio Deus Dio