Dico questo perché di poi fu detto e scritto che fu compilata da molti, e alcuni si vantarono di averci messe le mani. Ed io la ricopiai sforzando il carattere: e dopo che l’ebbi ricopiata chiamai in mia casa Giuseppe Del Re, Michele Primecerio, Mariano d’Ayala, e la lessi a questi tre fidi amici, i quali me la lodarono, e il Del Re si tolse il carico di farla stampare. Gli consegnai il manoscritto, e volli la promessa che subito dopo la stampa mi sarebbe restituito: e l’ebbi restituito, e mia moglie volle bruciarlo con le sue mani. Avevamo avuti tanti guai per carte scritte!
Intanto pel cattivo ricolto dell’anno 1846 si sentiva penuria e fame nelle nostre popolazioni, e il re provvide a far comperar grani e venderli a modesti prezzi: pure nelle provincie la povera gente moriva per mancanza di alimento, ed era una pietà udire tanti racconti che più accendevano gli animi di sdegno. Fra i provvedimenti presi dal re fu quello di fare un viaggio pel regno. In quei giorni venne in Napoli la regina di Spagna Maria Cristina, e il re per non incontrarsi con lei che pure era sua sorella, ma aveva data una costituzione a la Spagna, affrettò la partenza, e con la moglie andò prima a Trieste per salutare i parenti di casa d’Austria, poi tornò nel regno che volle percorrere, e da per tutto trovò miseria, e pochi applausi di plebe prezzolata: in Sicilia maggiori segni di odio, la sua statua in Messina fu trovata con le orecchie turate di stoppa, e un cartello dove era scritto: “Non vuoi sentire”. Andò in Palermo ai primi giorni di luglio alla festa di santa Rosalia: e quivi andando un giorno in carrozza col principe di Joinville, che lì si trovava, gli fu gettata su le ginocchia una copia della Protesta, che egli prese, lesse il titolo, e scrollò il capo.
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