Intanto io mi accorsi che alcuni miei amici e conoscenti mi salutavano con un sorriso molto significativo; e un giorno incontrai per via il presidente Marcarelli, il quale mi disse: “E non vuoi stare quieto tu? Gli altri non ti hanno riconosciuto, io sì.” “Ma di che parlate? io non intendo.” “Oh, tu intendi bene, e senza parlare”. E sorridendo mi lasciò. Venne da me Ferdinando Vercillo e mi disse: “Tu devi salvarti, perché sei mezzo scoverto.” “E come?” Roberto Savarese mi ha detto che egli ha pensato lungamente chi poteva essere l’autore della Protesta, e con metodo di esclusione è giunto a te. “Come con metodo di esclusione?” Ha ragionato così. Il tale non può essere, perché non iscrive così, né il tale altro, né quell’altro, ed ha esaminato tutti queli che sogliono scrivere. Dunque dev’essere un ignoto. E chi è questo ignoto? Io gli aveva parlato di te tempo fa, ed egli secco secco mi ha detto: ‘È lui, non può essere che lui. Come l’ho riconosciuto io, può riconoscerlo la polizia se vi pensa, e in questi furori capiterebbe male. Bisogna farlo partire’.” Roberto Savarese, Paolo Emilio Imbriani, Francesco del Giudice, e Ferdinando Vercillo vollero che io partissi, mi fecero avere dal ministro lord Napier un ordine d’imbarcarmi sopra una fregata inglese che era in rada, ed essi tutti e quattro mi accompagnarono come per diporto, e montati a bordo mi strinsero la mano e dissero: “Ora sei sicuro”. Era il giorno 3 gennaio 1848.
XX - La rivoluzione del 1848
La fregata inglese aveva nome Odin, grande e pulitissima: gli uffiziali mi usarono molte cortesie, e subito presero affezione al mio figliuolo Raffaele che io conduceva con me, perché il fanciullo era assai vivace e la madre non poteva contenerlo, e venendo con me imparava, ed io non era interamente solo nell’esidio.
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